Perché abbiamo paura dei vaccini?
Sono una delle conquiste più importanti della medicina e un fondamentale strumento di tutela della salute pubblica, eppure sono sempre di più gli oppositori. Quali sono le motivazioni profonde?
PERCHE’ ABBIAMO PAURA DEI VACCINI? – I movimenti anti-vaccini non sono storia recente ma nascono con il concetto stesso di vaccinazione. Nel 1802, pochi anni dopo che Edward Jennerintrodusse la vaccinazione contro il vaiolo iniettando il virus del vaiolo vaccino (da cui appunto, il termine vaccinazione) nelle persone per “addestrare” il sistema immunitario con una forma di vaiolo meno virulenta di quello umano, venivano pubblicate vignette satirichee piuttosto inquietanti di persone vaccinate a cui spuntavano teste di mucca da braccia, gambe, bocca e persino partorite da una donna in gravidanza. Dopo l’entrata in vigore di diversi Vaccination Actspromulgati in Inghilterra tra il 1840 e il 1853 che rendevano obbligatorie le vaccinazioni, circolava una cartolina con la Morte che vaccinava un neonato mentre la madre era immobilizzata da un poliziotto. Eppure a quell’epoca il vaiolo mieteva ancora numerose vittime; allora come oggi, quali sono le ragioni più profonde alla base del rifiuto delle vaccinazioni? La risposta è complessa. In alcuni casi si tratta di un rifiuto costruito sulla base di informazioni errate, e qui la corretta informazione scientifica può dare una grossa mano. Ma sarebbe ingenuo pensare che il rifiuto dei vaccini, così come per altri controversi argomenti della scienza, sia solo imputabile all’“ignoranza”. Anzi, spesso gli “anti-vaccinisti” sono persone con un livello socio-economico medio-alto e, in generale, informati. Il punto è proprio questo: non sono le informazioni che mancano ma è la scelta di “crederci” o no. Le motivazioni del rifiuto fanno capo a meccanismi psicologici e cognitivi scritti nella natura umana, in parte legittimi e comprensibili.
DISTORSIONI COGNITIVE – Innanzitutto stiamo parlando della tutela del bene più prezioso, la salute propria e dei propri figli, e reazioni emotive e di preoccupazione sono legittime. Il primo ostacolo “psicologico” è che, con la vaccinazione, sto facendo un atto medico volontario e attivo a una persona sana. La percezione dei rischiviene ingigantita dal fatto che ci stiamo dando la possibilità anche remota, di avere effetti collaterali per una minaccia (la malattia contro cui ci vacciniamo) che al momento della vaccinazione non abbiamo, perché siamo sani, e che percepiamo come lontanissima e, quindi, di fatto, impossibile da contrarre. Si tratta di una comune distorsione cognitiva: noi non vediamo più i danni di moltissime malattie infettive nella nostra vita quotidiana, proprio perché la coperture vaccinali di massa le hanno eliminate e relegate solo nei libri di storia mentrepercepiamo ben più concreti e probabili i rischi degli effetti collaterali, e non importa quanto le statistiche e i dati oggettivi ci dicano che questi siano rarissimi e quasi sempre di lieve entità: il nostro cervello li percepirà come un pericolo concreto. Così infatti commentava la ministra Beatrice Lorenzin, intervistata da La Repubblica lo scorso 8 Luglio a proposito del crollo delle vaccinazioni contro il morbillo in Italia. «L’assenza di alcune malattie è come la libertà, ti accorgi di quanto sia importante solo quando l’hai persa».
IL “COLPEVOLE ESTERNO” – E che dire delle presunte associazioni vaccini-malattie, come l’autismo? Perché siamo così propensi a credere a una relazione causa-effetto, anche se i dati ci dicono che si tratta solo di una coincidenza temporale senza nessun legame? Anche in questo caso il nostro cervello è portato a trarci in inganno, perché è biologicamente predisposto a trovare connessioni causa-effetto nel mondo che ci circonda, anche quando non ci sono. Inoltre, l’identificazione di un “colpevole esterno”, in questo caso i vaccini, per una situazione dolorosa o problematica, come una malattia complessa, è una sorta di “valvola di sfogo” per dei genitori che hanno un figlio affetto da disturbi dello spettro autistico. È molto più facile, per un genitore, dare la colpa ai vaccini che accettare il fatto che, come la scienza sta dimostrando, che l’autismo di sviluppa già a partire dallo sviluppo del sistema nervoso durante la gestazione, anche se si manifesta a partire dai due anni circa. È una reazione umanamente comprensibile.
SFIDUCIA NEL SISTEMA – Infine, la generale perdita di fiducia nel «sistema ufficiale» che anima molti settori della vita pubblica, alimenta il sospetto verso le istituzioni sanitarie e le aziende produttrici di vaccini, estendendo lo scetticismo, fondato o meno, nei confronti degli “stakeholder” in ambito sanitario alla reale efficacia scientifica delle vaccinazioni.
COSA FARE? – Le vaccinazioni sono, senza ombra di dubbio, uno strumento fondamentale di tutela della salute pubblica mondiale: come fare quindi, alla luce di quanto detto sopra, a impostare un dibattito collettivo sereno e costruttivo, pur nella consapevolezza che NON possiamo fare a meno delle vaccinazioni e che le Istituzioni devono vigilare affinché non si scenda sotto le soglie di sicurezza di copertura vaccinale? Sicuramente continuando a informare correttamente, ma abbiamo visto che non basta: occorre impostare dialogo e partecipazione consapevole tra medici, istituzioni e cittadini. Più facile a dirsi che a farsi: ci vuole tempo, fatica e duro lavoro di mediazione, ma questa via appare come l’unica che, alla lunga, può dare i suoi frutti.
Chiara Segré
Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Supervisore Scientifico della Fondazione Umberto Veronesi. Per lei la cultura scientifica è motore di sviluppo sociale e culturale per una cittadinanza consapevole e informata, presupposto di ogni moderna società democratica.
Testo tratto dal Sito Web Fondazione Veronesi
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