OMEOPATIA: E’ UTILE? – Risponde il Dott. Stefano Zona
Alcune premesse:
1. Professionalmente parlando, io sono questa persona qui: Mi occupo, quindi, anche di ricerca clinica; sono un discreto appassionato di epistemologia.
2. Come medico, pratico la medicina contemporanea (come centinaia di migliaia di altri medici nel mondo tra cui, per sua stessa ammissione, anche il Dr. Ciccio Marinelli), cioè la “evidence based medicine”, tradotto molto malamente in italiano con “medicina basata sull’ evidenza”. In realtà, la parola “evidence” in inglese significa “prova”, in particolare la prova che viene utilizzata in tribunale per stabilire la verità giuridica.
3. La medicina fondata sulla prova si occupa, appunto, di stabilire se un determinato rimedio serve o no, se l’esposizione a un determinato composto è pericolosa o no. Come fa a stabilirlo? Attraverso il metodo scientifico, utilizzando la biostatistica e l’epidemiologia. Tale approccio non studia direttamente i meccanismi di interazione tra farmaci e organismi viventi (le persone), ma cerca prima di tutto di stabilire se esistono relazioni (es: se uso questo farmaco, ottengo la guarigione?). Successivamente, nel caso di correlazioni statistiche, si chiede alla ricerca di base o alla ricerca medica traslazionale di fare luce anche sui meccanismi biologici.
4. La biostatistica e l’epidemiologia non si occupano delle singole esperienze personali. Indagano i fenomeni solo attraverso i grandi numeri. Non sto a spiegare i concetti di numerosità campionaria e potenza statistica: prendete per buono che, per stabilire le relazioni di associazione, servono grandi numeri. Per stabilire relazioni causa-effetto, servono grandissimi numeri.
Fatte le dovute premesse, provo a spiegare perché l’omeopatia e l’omotossicologia (come molte altre “medicine alternative”) sono considerate dalla comunità scientifica internazionale inutili se non addirittura dannose.
Per prima cosa, indipendentemente dalle teorie che sottendono certe terapie e pratiche, i rimedi omeopatici e omotossicologici non hanno superato la prova dei grandi numeri. Il metodo scientifico ha indagato con trial clinici randomizzati controllati tali rimedi e sono risultati non superiori al placebo. Come scrivevo qualche giorno fa, l’effetto placebo non è un effetto terapeutico: è il “livello 0” per una terapia (passatemi il termine). Se si ha solo l’effetto placebo, allora non è presente alcun effetto terapeutico.
Secondariamente, l’omeopatia e l’omotossicologia pretendono di utilizzare teorie filosofiche costruite a priori che, irrimediabilmente, semplificano la biologia. Andando a leggere la storia di certe pratiche, sembrano nate dall’esperienza di alcuni medici, ma da queste esperienze sono state costruite teorie non verificate né verificabili. Tutto deve rientrare in queste teorie che io, personalmente, trovo drammaticamente semplicistiche e magiche.
Provo a spiegarmi meglio: ad oggi non abbiamo ancora capito precisamente il meccanismo con cui certi semplici organismi unicellulari (normalmente chiamati batteri) acquisiscano resistenze ad alcuni antibiotici; come è possibile che nel 1800 o nel 1964 qualcuno abbia costruito una teoria con cui pretende di comprendere come funziona tutto il corpo umano e le sue capacità di interazione con l’ambiente, sostanze chimico-biologiche e altre forme di vita? Personalmente, trovo questo modo filosofico di approcciare la biologia molto sbagliato, che tende a semplificare e banalizzare ciò che, invece, è immensamente complesso.
Più studio, più scopro che non conosciamo l’organismo umano e che ancora non conosciamo tutte le potenzialità (benefiche e venefiche) di molti farmaci che usiamo per curarlo.
Un’ultima considerazione: ho visto spesso che, per difendere l’omeopatia, si sostiene che “molti medici prescrivono a sproposito antibiotici e cortisonici”. Questo, però, è una fallacia logica: due torti non fanno una ragione. Se è malpractice prescrivere farmaci inutili, lo è altrettanto prescrivere rimedi che sappiamo (grazie al metodo scientifico) essere superflui. O, peggio, prescriverli quando servirebbero farmaci.
In estrema sintesi, già nel 2005, con un importante articolo sul Lancet (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16125589/), si era stabilito che tali pratiche non fossero superiori al placebo. Risultati simili sono stati recentemente ribaditi da una rigorosa metanalisi fatta dal sistema sanitario nazionale australiano e pubblicato nel 2014 (https://www.nhmrc.gov.au/…/cam02i_homeopathyoverviewreport1…).
Concludendo, io, da medico che si occupa anche di ricerca clinica, non posso approvare tali pratiche.
Il Dott. Ciccio Marinelli aggiunge: “Quello che scrive il Dott. Zona si racchiude in due parole GRANDI NUMERI ! Che una o due persone abbiano tratto giovamento da una terapia omeopatica (magari manco la stessa) da punto di vista scientifico non vuol dire assolutamente nulla. Anche da una broncopolmonite c’è chi guarisce spontaneamente ma questo non vuole dire che se la si scopre in tempo non la si debba curare con i farmaci adatti ed anche ai dosaggi massimali. Prima che un farmaco serio (lasciamo stare vitamine ed integratori) o un “vaccino” venga accettato dalla comunità scientifica non deve guarire 2 persone ma un numero congruo (percentualmente) di persone; ad esempio un antibiotico per una data patologia deve guarire almeno il 90% dei casi per dirsi efficace (altro che 3/4 o 10) ed un vaccino per considerarsi protettivo deve garantire spesso fino al 95/98 % (!!!) di efficacia a chi viene somministrato. Io personalmente lo ringrazio per una cosa: IL LINGUAGGIO. Quel linguaggio sereno ma categorico che distingue gli uomini di Scienza dai pericolosi ciarlatani di cui il web è diventato stracolmo e quindi DOPPIA STANDING OVATION!!!
RIFLESSIONI: se, nella vita, scegliamo (e lo facciamo involontariamente ogni giorno) di credere nel metodo scientifico, automaticamente non possiamo credere in ciò che non è provato scientificamente, perché non possiamo stabilirne la certezza, secondo l’unico mezzo serio che l’uomo ha a sua disposizione. Che lo vogliate o meno, credere nel metodo scientifico implica automaticamente di non credere in quello che non è provato scientificamente.
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“L’omeopatia comunque è innocua”
Di per sè – almeno nei preparati con diluizioni sopra a 10C – sicuramente un prodotto omeopatico non ha quasi effetti collaterali di sorta (diverso il caso per quelli poco diluiti). Nel 2010 è stata organizzata una dimostrazione collettiva in cui numerosi scettici, in tutto il mondo, hanno assunto quantità spropositate di rimedi omeopatici, a mostrare che non hanno alcun effetto biologico.
Resta il fatto però che affidarsi all’omeopatia rischia di causareindirettamente effetti gravi, ritardando o sostituendo terapie che invece possono funzionare. Purtroppo infatti l’omeopatia viene consigliata anche per malattie ben più gravi di un po’ di raffreddore o di ansia. Alice Tuff dell’associazione Sense About Science ha fatto un piccolo esperimento, andando da dieci omeopati dicendo di voler fare un viaggio in Africa, e di avere consigli su come curarsi da malattie tropicali gravi come la malaria. Praticamente tutti gli omeopati hanno prescritto i farmaci omeopatici in luogo dei trattamenti profilattici standard, e spesso non hanno neanche consigliato le precauzioni base su come evitare tali malattie.
L’omeopatia viene consigliata per malattie gravissime come il cancro e l’AIDS da collegi omeopatici od omeopati di fama, e purtroppo tali consigli percolano fino agli organi di stampa nazionali. È chiaro quanto sia irresponsabile propagandare terapie prive di fondamento scientifico per malattie gravi e letali. E infattiesistono numerosi casi di persone morte o che hanno subito lesioni gravi perchè hanno preferito i rimedi omeopatici a quelli funzionanti. Una review sistematica sugli effetti avversi, diretti e indiretti, dell’omeopatia, è stata pubblicata nel 2012.
“L’omeopatia è osteggiata dalle case farmaceutiche”
Sicuramente i preparati omeopatici sono in concorrenza con i farmaci “ufficiali”. Ma il ragionamento economico dietro a questa teoria del complotto non sta in piedi. Se l’omeopatia funzionasse davvero, le prime ad abbracciarla sarebbero proprio le multinazionali del farmaco. Perché ostinarsi a spendere miliardi in ricerca e sviluppo di nuove molecole, sperimentazione, trial clinici, brevetti etc. quando potrebbero tranquillamente risparmiare milioni di dollari e vendere a caro prezzo i ben più economici (da produrre) rimedi omeopatici? Se questi fossero in grado di passare i test clinici più rigorosi infatti le case farmaceutiche non avrebbero nulla da perdere e tutto da guadagnare.
Autore: Massimo Sandal
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Più è diluita la sostanza più questa diventa “attiva”. Qualche preparazione omeopatica può presentare alcune molecole, ma questo succede per quelle a bassa diluizione, quelle ad alta diluizione (oltre la 12ma, quindi in linguaggio omeopatico oltre la 12CH) non contengono alcuna traccia della sostanza iniziale.
Si, è utilissima!!! A chi la vende…
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