Tenera testimonianza di una mamma-maestra.

Sono Sara, una mamma e una maestra di scuola primaria, quest’anno nominata sul sostegno di una bimba grave, gravissima e…..bellissima.

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Appena arrivo in classe la maestra prevalente mi avverte…

“Stai attenta alla madre che cercherà in tutti i modi di tirarti dentro alla sua sofferenza e poi è un po’ fissata con il fatto che la figlia può far tutto, capisce tutto ecc ecc”…sto zitta.

Mi dice che dobbiamo andare a visitare un posto con la classe e che la mamma si è fissata col fatto che debba andarci anche la figlia…sto zitta e intanto incrocio gli occhi della bimba
che sono quelli della mia e dentro di me le parlo e le dico di stare tranquilla…“Non temere piccola, ti ci porto io”.

Lei sorride, è bellissima coi suoi otto anni che non dimostra…Nessuna maestra che ormai è con lei da tre anni mi dice quali siano le sue competenze o no, la diagnosi funzionale è troppo generica. A me pare semplicemente che nessuno la guardi davvero, che nessuno la capisca…tutto qui.

Usciamo e inizia la visita guidata.

La bimba con la sedia a rotelle cerca di spingersi avanti per guardare i quadri, le tele , i dipinti, mi indica e a suo modo si esprime meglio di un vero critico d’arte…ma la maestra di classe mi dice di tirarla indietro perchè leva il posto e la visuale a chi capisce…mortificandola ancora una volta. Sto zitta.

Resisto e faccio come se non avessi sentito , la porto ovunque e le parlo e le spiego…la maestra mi guarda con disapprovazione, ma a me non importa, torniamo in classe e mentre tutto il gruppo si relaziona sulla visita al museo, lei non ha un compito, un libro, niente…e io sono al mio primo giorno e non ho preparato niente.

Mi organizzo, la coinvolgo e chiedo alla sua compagna di banco, una bimba carinissima, di farci guardare sul suo libro, lei ci prova ma poi dice che non ha tempo deve lavorare con gli altri!

Merenda. Lei sempre da sola e gli altri in gruppo.
Cambio pannolino. Da panico.
I bidelli fanno a gara per non venire.

Ti cambio io amore, è un’ ora che sei in queste condizioni…penso, ma a nessuno importa nulla.
Parlo con la maestra dell’ anno scorso che mi scarica addosso una serie di cattiverie sulla madre, sulla famiglia e sul fatto che non si può lavorare con un handicap così grave.

Le chiedo se al di la di questo hanno mai provato a trattare la piccola come tutti gli altri invece di escluderla perchè nessuno ha davvero voglia di occuparsi di lei…Ovviamente vengo guardata male e abbandonata alle mie perplessità.

Intanto sono completamente innamorata della mia bimba…in lei c’è la mia, la sofferenza di un’altra madre è la mia…

Le risposte le ho da lei. Uno scricciolo accartocciato su se stesso che indica in modo corretto tutti i colori, le forme, le lettere, i numeri, che risponde esattamente a tutte le mie domande con gridolini che capisco e interpreto bene. Ci facciamo un sacco di risate, è dolce, affettuosa e molto molto intelligente. Ma perchè lo vedo solo io?
Le ho dato mille baci e lei mi ha fatto mille carezze.

Alla fine della giornata saluto e la maestra mi fa i complimenti e mi dice che secondo lei sono molto portata e che sono la persona adatta per avere a che fare con cose così gravi!!!

Non so cosa anche in quel momento mi trattenga dall’esplodere, ma resisto, forse per rispetto alla bimba che mi osserva coi suoi teneri occhioni, speranzosa del fatto che tornerò da lei anche domani…

Saluto a mia volta e sulla porta dico: ” Corro a casa, c’ è mia figlia completamente disabile che mi aspetta”. E’ GELO TOTALE.

Oggi appena arrivata le maestre hanno cercato di recuperare, ma io ho detto:

“Sentite, io non sono la maestra di questa bimba, io sono una maestra di classe a supporto della classe, la bimba è di tutti, di tutta la classe quindi o si programma insieme o sono cavoli amari per tutte voi.
Se vedeste quello che vedo io in lei, se vedeste dentro questo corpo che non risponde una bimba come le altre desiderosa di scoprire, di sapere, di giocare, di interagire, allora questa classe sarebbe migliore, sotto ogni punto di vista, il vero handicap siete voi e i vostri dannati pregiudizi, voi sareste delle persone migliori e il mondo sarebbe una favola”.

Da quel momento in poi, anche se molto lentamente le cose sono cambiate, e oggi a distanza di un’anno tutti salutano la bambina, le parlano, la cambiano, giocano con lei, la aiutano, la considerano un essere umano…

Ora sono a casa e guardo mia figlia…..e spero e prego che lei come la mia piccola allieva possa sopravvivere alle cattiverie e alla grande ignoranza della gente. Il vero e più grande handicap che esista a questo mondo. E che devo dire ahimè…colpisce davvero troppe persone!!!

FONTE: Poesia per mio figlio

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