PRATO 31 Gennaio 2016. Ha chiamato una parente per farsi lavare e stirare i capelli e ha ripassato il mascara sulle lunghe ciglia come non faceva da diverso tempo. «Mi sono sistemata un po’», quasi si giustifica Susanna Baldanzi per questa piccola civetteria femminile. Il sorriso le illumina il volto che si è affinato un bel po’ rispetto ai primi giorni dell’anno, da quando distrattamente ci scambiavamo un cenno con la mano mentre lei entrava al lavoro alla rosticceria San Marco, io nella redazione del giornale pochi numeri civici più in là sulla stessa piazza.
Prato: il racconto della donna di 27 anni ricoverata dopo essere stata colpita dal batterio C. Il suo appello: “Vaccinatevi”di Ilenia Reali
Susanna ha 27 anni ed è la giovane donna pratese che si è ammalata di meningite. E che si è salvata.
E’ tornata a casa, nella casa di sua madre mercoledì scorso dopo 14 giorni di ospedale di cui la maggior parte trascorsi nel reparto di rianimazione. «Sono miracolata, lo so. È come se mi fosse stato concesso di vivere una seconda vita». Gli occhi le si inumidiscono spesso quando ripensa, anche se i ricordi sono un po’ sfuocati, agli amici, ai parenti e ai semplici conoscenti che sfilavano davanti al vetro che la separava dal resto del mondo. Quel mondo che lei avvertiva stava per sfuggirle via.
Le sue parole sono spesso rivolte ai medici che le hanno salvato la vita, a quell’infermiera che – mentre i suoi reni non funzionavano – le stava facendo la dialisi. «Le ho chiesto: “Che dice? Sopravviverò?” . E’ stata lei a raccontarmelo, quando ormai ero fuori pericolo. Io non lo ricordo». L’infermiera non le ha risposto ma ha detto a Susanna dopo quando stava per lasciare l’ospedale, che quello sguardo non lo dimenticherà più. Non poteva risponderle, lei stessa non lo sapeva se quella ragazza che la guardava con gli occhi seri sarebbe uscita da lì sulle sue gambe.
Dei postumi della meningite non c’è più quasi traccia nel corpo di Susy. Le dita delle mani sono piene di puntini neri, delle “petecchie di sangue” tipiche della meningite. «Andranno via», commenta facendole vedere. «Sono le stesse macchie – dice – che hanno portato quell’uomo di Fucecchio , quel signore che poi è morto, nel reparto grandi ustionati di Cisanello. Mi hanno detto che anch’io ne avevo in tutto il corpo. Adesso le ho solo qui e qualcuna sulle gambe. Faccio fatica a muovermi, sono debole ma mi hanno detto che passerà. Ho ancora forti emicranie. Il mal di testa mi hanno detto continuerà a venirmi a trovare qualche volta. Ma posso lamentarmi? Sono viva e non ho praticamente niente».
Susanna non si era vaccinata. «Mi faceva fatica, pensavo non sarebbe capitato a me. E invece. Vaccinatevi. E’ una brutta malattia che non lascia scampo fatta eccezione che per rari casi. Come il mio. Vaccinatevi, è l’unica cosa da fare».
VIDEO L’appello di Susanna: “Fate il vaccino” CLICCA QUI
La giovane donna pratese sta bene ed è stata dimessa dall’ospedale. Il racconto della terribile malattia, della paura e di quello che ha rappresentato per lei. “E’ un miracolo: mi è stata concessa una seconda vita. I medici e gli infermieri dell’ospedale di Prato sono stati meravigliosi”
Gli occhi le si velano di nuovo. «Ho avuto paura anche se non avevo piena coscienza di cosa avessi. Non saprei dire neppure se mi hanno detto che avevo la meningite. Non sono stata in coma ma talvolta è come se avessi perso il contatto con l’esterno. Forse anche per le medicine, mi hanno fatto anche la morfina».
Non sa quando ha contratto la malattia. Non può saperlo. «La notte prima del ricovero mi sentivo molto male, avevo la febbre alta. Ho chiamato l’amico con cui divido l’appartamento (che non è il mio fidanzato come si è detto) e lui mi ha toccato la fronte. Avevo la febbre alta e mi ha dato la tachipirina. Avevo un dolore fortissimo alla testa, non riuscivo a muovere il collo. Quando la mattina lui è andato a lavorare, la situazione è peggiorata. Non riuscivo a muovere le braccia e le gambe. Ho chiamato mia madre che è venuta da me. Non sapevo come fare neppure ad aprire la porta. Sono svenuta due volte. Alla fine ci sono riuscita e mamma mi ha trovata, entrando, di nuovo stesa sul pavimento. Mi ha detto che avevo la febbre alta di stare tranquilla. Io sentivo che non poteva essere solo quello, le ho chiesto di portarmi all’ospedale. Lei ha chiamato il 118».
A quel punto, una volta al Santo Stefano, subito hanno immaginato di cosa si trattasse. «i hanno fatto mille esami. Durante la risonanza magnetica pensavo di morire. Piangevo. Ero convinta che non ce l’avrei fatta. Poi quello stato di nebbia e luce che si alternavano». Susanna non ha dubbi. «Questa malattia – conclude – non mi ha portato solo dolore. So che ne nasceranno cose belle. Una nuova vita. Con nuove consapevolezze. Grazie a chi ha pregato per me, grazie ai medici che mi hanno salvato la vita. Siete straordinari».
FONTE Il Tirreno Gelocal
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L’ha ribloggato su bUFOle & Co..
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Anche io, come voi, ho avuto la meningite, sierotipo b. Il 28 marzo 2005, avevo 22 anni. È stato terribile, febbre alta cid, coma e finalmente risveglio. Purtroppo, però, la meningite mi ha provocato una lesione midollare e. La paralisi del lato destro. Ho lottato tanto e finalmente piano piano ho ricominciato a camminare.. Grazie ai miei familiari i miei amici ed ai medici e fisioterapisti ( Santa Lucia di Roma dove ho passato quattro mesi). Dopo un anno di ospedale, una vita stravolta, ho ricominciato a camminare senza stampelle ed ora dopo 11 anni posso dire che sto bene, certo, non posso correre, ogni tanto si bloccano le gambe ma sono felice! La vita è fantastica!
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