“Sto ricostruendo da qualche anno il mio albero genealogico . Non sono cresciuta nei luoghi d’origine della mia famiglia ,il Sannio, e ora che i miei genitori non ci sono più il desiderio di sapere, ricostruire le parentele è più forte.”
A scriverci è Norma Pacifico e si presenta così:“Sono un’insegnante di lettere in pensione, madre di due figli ormai grandi , non nonna , ma zia dall’età di 17 anni e quindi ‘ abilitata ‘ precocemente in giochi, feste, addobbi, filastrocche e ….imprevisti. Continuo il ruolo con i nipoti degli altri.”
“Dopo aver sistemato nella griglia i parenti viventi e i collaterali ,per avere notizie di quelli più antichi ho chiesto l’accesso agli archivi che mettono a disposizione i documenti di nascita, di morte, di matrimonio di almeno 100 anni fa e mi si è aperto un mondo …
Oltre ai miei parenti in quelle pagine c’era la vita della gente , le loro gioie, i loro dolori , la storia di una società ora scomparsa. Le nascite tante e tutte in casa assistite dalla levatrice che spesso era la madrina del bambino battezzato il giorno stesso o nei giorni successivi per timore di un evento tragico .
Tanti , tanti bimbi nati morti o nelle prime ore , ma tanti di pochi mesi o di pochi anni o più grandicelli , dolori che per noi sono inconcepibili , ma che per queste donne , spesso già madri, a volte ancora incinte andavano superati per dare un futuro agli altri e a se stessi .
In un mondo in cui lo stato non dava garanzie di assistenza in vecchiaia i figli erano la certezza di essere assistiti nella vecchiaia e la sterilità una disgrazia . I matrimoni potevano essere precoci e sempre dettati da una necessità e dal desiderio amorevole di affidare la propria figlia , non infrequente le quindicenni che sposavano il ventisettenne .
Una mia antenata, pur benestante ,si sposò a 14 anni e fu un matrimonio felice.
Lei morì a soli 23 anni e risultava allora orfana di entrambi i genitori e questo fu il motivo …. forse già orfana di un genitore , l’altro la faceva sposare perché avesse qualcuno che provvedesse a lei, che la proteggesse sentendo di non avere lunga vita come poi fu.
Quanto alla morte in agguato nell’infanzia, solo nella mia famiglia so di difterite, polmonite, influenza spagnola, vaiolo , complicazioni di malattie esantematiche, caduta dalle scale ed eravamo in città , aiutati da domestici, in un ambiente salubre . In campagna si aggiungeva il tetano, le infezioni, la tubercolosi, gli incidenti con gli animali , i cibi mal conservati e contaminati ,le cadute nei pozzi, nelle rogge , nei ruscelli.
Sono rimasta sorpresa nel trovare gente che raggiungeva nella metà dell’Ottocento età ragguardevoli, ma quello che abbassava ferocemente la media erano le morti precoci.
Le professioni in una cittadina come Benevento ? Contadini, braccianti, giornalieri , bottai, ortolani, calzolai, domestici, sarti, filatrici, scrittori (scrivani ! ) , macellai, negozianti , proprietari che vivevano delle rendite dei loro beni , ma anche mendicanti e poveri .
Un registro a parte segnava le nascite degli esposti , i bambini prima abbandonati alle ruote dei conventi , poi partoriti con l’ostetrica , ma non riconosciuti . Il Comune li affidava per allattarli a nutrici che retribuiva trimestralmente . Trovarle ? Bastava consultare il registro dei morti per trovare madri che avevano appena partorito bimbi morti o sopravvissuti poco. Ma anche queste creature sopravvivevano poco . I più fortunati , già svezzati, venivano notati da qualche famiglia senza figli e adottati, gli altri passavano negli orfanotrofi e molti si sono poi sposati e hanno avuto una lunga vita.
Tutte le mamme, però, lasciavano tra le fasce del bambino , una moneta, una medaglia, un ciondolo nella speranza di poter riprendere un giorno questo figlio.
Questo mondo è rimasto inalterato per tanto tempo, poi lentamente le migliori condizioni di vita, igieniche, di alimentazione hanno allungato la vita , ma la svolta è arrivata con gli antibiotici, i vaccini, la chirurgia, medicinali più efficaci e l’assistenza ospedaliera per le partorienti .
In quel mondo duro, difficile anche per le persone benestanti erano le donne quindi ,come madri e come spose , a pagare il più alto prezzo di vite e di dolore.
A loro , ai loro sacrifici, ai tormenti nascosti , ai soprassalti del cuore , alla loro fede nel futuro che le ha sorrette dobbiamo tutti gratitudine e la nostra esistenza in questo mondo…”
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