Ho scoperto il vero amore quando è nato il mio primo figlio: Gabriele. Una gravidanza un po’ pesante, se poi ci aggiungiamo le ansie da primo figlio e nessun supporto. Ma il 5 aprile 2008 a 42 settimane con un parto difficile è nato! Trascorsi 3 anni abbiamo deciso che era ora di allargare la famiglia, era il giorno 11 maggio 2011, il test positivo la gioia e la paura ero in vacanza in Italia. Mio marito:“Il pancino si vede già a 7 settimane che strano!”
Inizia così il racconto inviato da Stefania Iodice, 32 anni mamma di 4 maschietti che vive a Lussemburgo e nel tempo libero adora dedicarsi alla lettura. Vuole raccontare la sua dolorosa esperienza, per dire basta al silenzio e per confortare tutte le mamme che hanno vissuto o stanno vivendo la stessa situazione: “Chiedete aiuto e rivolgetevi alle associazioni che possono sostenervi in questo percorso. Il tema a volte è un tabù, ma non dovrebbe esserlo…”
“La prima visita – “Signora potrebbe essere una gravidanza vedo la camera gestazionale ritorni alla 9 settimana.” – Ed eccoci qui ancora una volta, 9 settimane e quei due cuoricini, sono gemelli. Non riuscivo a crederci, mi sentivo così fortunata.
Partiamo per Parigi e nessuno credeva che fossi incinta di 4 mesi e di 2 bimbi. Avevo una forza che non sapevo di avere, mi sentivo benissimo. Poi la morfologia i bimbi stanno benissimo sono 2 maschietti, in quel periodo credo di aver vissuto uno dei periodi più belli della mia vita.
22 settimane strani dolori… Troppo intensi andiamo in ospedale, aumento del liquido amniotico c’è qualcosa che non va ricordato il ginecologo ” può essere diabete o i bimbi hanno una fistola c’è un altra ipotesi ma non credo sia il suo caso, dobbiamo ricoverata “.
La paura era palpabile, i dolori insopportabili. Ricordo la pancia immensa che cresceva a vista d occhio, aspettavo di fare l’ eco sotto gli occhi curiosi dei tirocinanti e li il verdetto la condanna e Ttts (trasfusione feto fetale) bisogna operare e isolare i vasi sanguigni che inviano solo dal donatore (Simone) al ricevente (Cristian). Si parte così per l ospedale universitario di Strasburgo. Ttts al terzo stadio tra i 5 e 6 litri di liquido amniotico in più.”
La sindrome da trasfusione feto-fetale (TTTS) è una severa complicazione che colpisce gemelli identici che condividono la stessa placenta, e che per questo sono definiti “gemelli monocoriali”. In questa situazione, in cui due o più gemelli condividono la stessa placenta e lo stesso corion, si presenta una alterazione della circolazione fetale che comporta una distribuzione ineguale della quantità di sangue che si porta dalla placenta ai gemelli. Nelle condizioni più gravi può avere un tasso di mortalità compreso tra il 60 e il 100%.
“Simone era ormai con pochissimo liquido mentre Cristian era in una piscina. I numeri 33% morte di entrambi, 33% se ne salva uno, 33% si salvano tutti e due. Bene affido la vita dei miei figli a questo dottore mi spiega che potrei partorire anche oggi, è un rischio. Un medico fantastico. Speciale. Rifiuto l’ anestesia totale voglio vedere i miei bambini.
Vedo quell’ago enorme entrare dentro e spero non colpisca una delle sacche. Fa male tanto male, sento le scosse, mi dicono di stare ferma di non respirare con la pancia.
Ad assistere 25 persone li, affascinate da quell’intervento, un infermiera dolcissima che continuava a ripetermi dai che li salviamo, siete una squadra. Ebbene si i miei figli erano salvi. Torno a respirare sento nuovamente i loro movimenti, qualcosa di magico.
30 settimane io e il mio bel pancione ci rechiamo in ospedale per prenotare il taglio cesareo e fare un eco di controllo. Sentivo Simone scacciare molto forte, e da quel giorno la mia vita è cambiata.
“Non c’è battito! Non lo sento!” Buio, il baratro, come lo dico a mio figlio cosa faccio? Continuavo ad accarezzare la pancia e chiedevo al mio bambino di svegliarsi. Ti prego svegliati. Ma niente.
Cristian mi aveva lasciato, ma il suo corpicino era lì…
Ora dobbiamo continuare per Simone.. mi dicono “Signora pensi che sia una gravidanza singola” ma come si fa? Li, nella mia pancia il posto più sicuro c’è mio figlio morto con il suo fratellino disperato. Non so esprimere i sentimenti di quei giorni ero confusa assente e quando ho spiegato quello che era successo a Gabriele è stato il momento peggiore, per proteggerlo gli avevo detto che il medico aveva sbagliato è solo uno, ma lui ” bugiarda dov è mio fratello?” Che fare? Niente sei inerme impotente.
Ormai non dormivo da una settimana, in ospedale decidono di stordirmi xanax almeno dormi e non ci pensi! Come no!!!
33 settimane contrazioni regolari, nessuno mi aveva parlato di setticemia, arrivo alle 23,30 in ospedale l ostetrica ” ma non è niente è solo il pensiero di suo figlio morto che la fa preoccupare ma visto che è agitata le faccio il tracciato!” Contrazioni ogni 5 minuti ora le blocchiamo le contrazioni e domani va a casa.
Penso a me stessa “bene” non sono ancora pronta per lasciarlo andare, ma quando si è pronti? Mai questo è contro natura è disumano chi è quel dio che ti fa questo.
Alle 8 del 3 dicembre 2011 perdo le acque del mio angelo. Mi dicono che forse è meglio bloccare ancora una volta le contrazioni e farmi aspettare ancora qualche giorno, dilatata a 9 cm fino a quando subentra un altro ginecologo e mi parla di setticemia.
Non abbiamo molto tempo con un taglio cesareo di urgenza nascono i miei bambini: Simone il mio guerriero con un grido mi da il suo benvenuto e mentre l ostetrica mi urla di guardare e baciare mio figlio, tirano fuori in un silenzio assordante Cristian e un pezzo del mio cuore va via con lui.
Urlo di darmelo ma si rifiutano devi pensare a Simone che è in tin.
Passo da momenti di gioia a crisi di pianto. Non so come gestire questi 2 sentimenti. Come si può? Decidiamo di cremare Cristian voglio pensare a lui libero.
Dopo 3 settimane Simone è a casa con noi. Ma non ero cosciente di tutto niente vuoto. Non ho visto Cristian non gli ho mai detto addio, ho pianto sulla sua bara volevo stringendo ma niente non sono stata abbastanza forte. Ho delle sue foto e ho Simone qui con me, tutto mi parla di lui.
Nei 9 mesi dopo il parto non ero più io mi avevano detto che avevano trovato un coagulo al cordone quindi la causa doveva essere quella. Salvato dalla Ttts ma per una fatalità c’era stata quest’altra cosa! È destino.
Un giorno tornando dal lavoro ho iniziato a piangere e ad alta voce ho detto è morto mio figlio, non posso sopportare questo dolore, così sono andata in ospedale e ho chiesto di parlare con una psicologa. Avevo bisogno d aiuto. In quei giorni risultava sempre sulle pagine di fb ciaolapo onlus così per curiosità ho dato un occhiata al sito.
Mi si è aperto un mondo, la morte perinatale non era rara anzi purtroppo siamo tante, anzi troppe. Ciaolapo e Claudia Ravaldi e tutte le mamme una in particolare ( Nicoletta mamma di Cristiano Vanessa Simona e Aurora Maria Anna) mi hanno salvata.
Il mio cammino è iniziato con loro, la rabbia la disperazione hanno trovato la loro strada e ora resta l’amore immenso per il mio bambino, certo non è stato facile e ci sono ancora giorni durissimi. Mi hanno dato la forza e quella forza si è trasformata in desiderio, desidero di un altra maternità. Con il loro sostegno ora tra le mie braccia ho il mio baby raynbow ( li chiamano così perché dopo la tempesta arrivano loro i nostro arcobaleni) Valerio.
Ora dopo 4 anni e mezzo dal dolore più grande della mia vita ringrazio mio figlio per aver scelto me è per essere comunque nella mia vita anche se in una maniera diversa.
Grazie figli miei per aver scelto me.
Ringrazio The Social Media Mama per avermi dato questa magnifica opportunità, Claudia e Alfredo per aver dato voce al dolore delle famiglie colpite dal lutto , Lapo dolce bimbo sei nei nostri cuori, tutte le famiglie di ciaolapo, la mia famiglia e la famiglia di mio marito per esserci stati accanto, e in fine mio marito e i nostri figli grazie per avermi salvata e scusate se non ho capito che il mio dolore era anche il vostro.”
Genitore non è solo colui che stringe un figlio tra le braccia;
genitore è anche chi un tempo ha atteso un figlio che adesso abita il suo cuore. Claudia Ravaldi
Un argomento pesante, difficile da affrontare…Quando un bambino nasce morto, o nasce e poi muore, la mente umana si trova ad altalenarsi tra la vita e la morte, tra il sogno di quello che sarebbe potuto essere e la realtà, cruda, di quello che realmente è.
Per questo è necessario sensibilizzare, diffondere; eppoi sentire, aiutare, comprendere..
Conosciamo meglio l’Associazione CiaoLapo Onlus : CiaoLapo è il regalo che nostro figlio ci ha lasciato nella sua piccola e preziosissima vita. Il suo passaggio ha cambiato il nostro modo di percepirci come persone e ha affinato non solo la nostra sensibilità, ma anche delineato in modo chiaro e netto la priorità di alcune cose rispetto ad altre.
Il sostegno e l’accompagnamento al percorso del lutto, l’accesso libero alle informazioni mediche, scientifiche, psicologiche e biografiche sul lutto perinatale, fornire strumenti concreti e validati per elaborare il lutto, sono tra gli scopi primari dell’associazione.
Nel tempo, grazie alla frequentazione di centinaia di genitori in lutto provenienti da qualunque paese del mondo, abbiamo iniziato anche ad offrire un altro punto di vista (non evitante, non repressivo) della Morte e della sofferenza dei genitori “speciali”, che diviene momento di riflessione e di passaggio, verso un dolore più maturo e “creativo”.
PER INFORMAZIONI CLICCA QUI e visita il sito internet
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