Ragazzo autistico non avvertito della gita di classe, il web si mobilita

Per Giulio e la sua famiglia sembrava un giorno normale di scuola, così prendono la macchina e si recano in aula. E trovano il vuoto ad accoglierli. Nessuno aveva informato dell’uscita scolastica il ragazzo e la famiglia. Sui Social esplode la campagna #Io sono Giulio.

Giulio bimbo autistico.jpg

Era martedì mattina e non hanno trovato i compagni, niente professori e nessuna lezione quel giorno in una terza media di Livorno. Attimo di smarrimento poi invece hanno capito la motivazione: erano in gita scolastica.

Giulio e la sua famiglia non lo sapevano, nessuno li aveva avvertiti ma la Preside cerca di giustificarsi: «Un difetto di comunicazione: abbiamo avvisato la famiglia il giorno stesso», la mamma ribadisce che«Hanno avuto paura che potesse succedere qualcosa», spiegando che «ragazzi così possono avere comportamenti particolari, eccessivi, possono essere difficili da gestire».

Ma se fossero stati avvertiti in tempo avrebbero seguito volentieri Giulio in macchina e intervenire in caso di necessità perché sono molto attenti a prendersi carico delle numerose esigenze del ragazzo. L’associazione Autismo Livorno Onlus si è subito schierata dalla parte di Giulio e della sua famiglia. «Condanniamo il comportamento della scuola che ha discriminato questo alunno – dice Sandra -. È assurdo che il 2 aprile si sia celebrata la giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo e solo dieci giorni dopo si sia verificato un episodio del genere. Un esempio di negazione dei diritti e della dignità dei bambini autistici».

GIULIO, LASCIATO A CASA PERCHE’ AUTISTICO

Giulio, 14 anni, arriva in classe e in classe non c’è nessuno perché i compagni sono in gita, lui invece no perché nessuno lo aveva avvisato, di quella gita di quella classe che è anche la sua classe, e perciò lui era andato a lezione anche se la lezione non c’era perché i suoi compagni erano tutti in gita. Senza di lui.

A Giulio della gita non gliel’avevano detto perché Giulio è autistico, e se non viene in gita meglio, devono aver pensato quelli grandi.
Perché le persone autistiche, se non le prepari prima, e prepararle può essere faticoso, ci sta che si impuntino, o che si buttino in terra in mezzo a un supermercato, urlando. Ci sta, succede, lo so anche io come funziona.
Insomma portare un ragazzo autistico fuori, in gita, non è facile. Lo so. Ma la cosa più difficile, ascoltate e credete a me, è portare fuori uno stronzo. Quello sì che è davvero difficile e non lo consiglio a nessuno. Perché un ragazzo autistico ti guarda poco negli occhi, ma quando ti guarda è uno sguardo vero e non lo sguardo di uno cattivo. Mentre uno stronzo non ha problemi a fissarti negli occhi, ma rimangono comunque gli occhi di uno stronzo che mentre ti guarda probabilmente pensa cose cattive.

Portare fuori uno stronzo, poi, è pericoloso perché un adulto stronzo si comporta come un pezzo di merda, altrimenti non sarebbe uno stronzo, mentre un ragazzo autistico al massimo fa una cosa da autistico, come colorare il suo quaderno durante una spiegazione invece di ascoltare la spiegazione; ma un ragazzino autistico non farà mai una cosa da pezzo di merda come ad esempio emarginare un ragazzino della sua età perché “in gita che cazzo ci viene a fare”.

Perciò, cari adulti pirla, la prossima volta in gita portate Giulio e lasciate a casa tutti gli stronzi che questa volta non lo hanno voluto. O forse no, portate anche loro, in gita, e che imparino da Giulio l’arte della vita.

Viva Giulio!

Saverio Tommasi

La qualità della vita delle persone che hanno lo spettro autistico e delle loro famiglie potrebbe e dovrebbe essere migliorata, bisogna ascoltare, sensibilizzare la nostra Società che guarda il “diverso” come un peso e non una risorsa da risaltare e accudire con amore e dedizione.

Gli sforzi dovrebbero essere congiunti, richiesti quanto ai suoi familiari anche alla scuola fulcro di crescita, sperimentazione, educazione e socializzazione. In tale ottica appare di importanza fondamentale svolgere un lavoro di grande propensione verso il prossimo e di sensibilizzazione verso la differenza nelle scuole. Una società moderna, per essere definita tale, deve fungere da collante verso tutto il tessuto sociale e non lasciare indietro i più deboli che non possono difendersi!

La “sensibilizzazione” è una attività lenta che si conquista pian pianino informando la collettività scolastica attraverso delle letture, dei laboratori, delle Associazioni di Volontariato, attraverso il buon esempio ma anche attraverso la formazione degli insegnanti e genitori degli alunni.  Non possiamo permetterci di minimizzare i problemi che l’ignoranza può portare alla qualità di vita tanto della collettività quanto della minoranza che sperimenta la condizione oggetto della sensibilizzazione.

Ci vuole migliore comprensione e migliore accoglienza. E meno “stronzi”, mi dispiace per voi, vi siete persi tutti i sorrisi veri che Giulio vi avrebbe donato


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