VOTO alle DONNE. Se devo SCEGLIERE, SCELGO DONNA

La legge 215 è in vigore dal 2012 ed è già stata applicata alle amministrative del 2013, ma è in assoluto la prima volta che verrà usata per l’elezione del Consiglio Comunale delle grandi città, molte delle quali metropolitane.

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Nell’anno in cui ricorre il 70esimo anniversario del primo voto per le donne come elettorato attivo (10 Marzo 1946 in seguito ad un decreto legislativo entrato in vigore un anno prima, il 2 febbraio del 1945, e varato dal secondo governo Bonomi, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi), nelle grandi città e in tutti i Comuni d’Italia si voterà con la doppia preferenza di genere, ossia la possibilità di scegliere la preferenza per una candidata consigliera e per un candidato consigliere (due preferenze ma non dello stesso genere).

La maggioranza dell’opinione pubblica non è al corrente di questa importante novità, che permetterebbe a molte più donne di essere elette e superare quindi la soglia del 30% che, secondo analisti e politologi, è lo sbarramento al di sotto del quale le donne non riescono ad esercitare effettivamente un ruolo determinante in politica.

Soprattutto grazie alla doppia preferenza di genere introdotta nel 2012 per quanto riguarda le istituzioni locali (solo il Partito democratico ha previsto un meccanismo del genere nelle primarie per la scelta delle candidature), ci sono oggi più sindaci e consiglieri (comunali e regionali) donne, ma generalmente, e questo vale soprattutto in Parlamento, esse non raggiungono quasi mai ruoli apicali e vengono relegate, quasi sempre, in settori ritenuti tipicamente femminili: welfare, educazione, scuola, salute.

Per questa ragione tramite spot televisivi, social network, gazebi per i mercati rionali , le–> Associazioni Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria e DonneinQuota <–, che si occupano in prevalenza di rappresentanza politica femminile allo scopo di favorire l’ingresso delle donne in politica, hanno deciso di lanciare una campagna informativa sul tema nonché di supportare tutte candidate donne, partendo da Milano.

I presidenti di regione donna sono solo due: Debora Serracchiani in Friuli Venezia Giulia e Catiuscia Marini in Umbria. Le giunte regionali sono formate al 65% da maschi. Solo la Campania ha più donne che uomini. Il Molise nessuna. Nei consigli, percentuale più alta in Emilia Romagna (32%), quella più bassa in Basilicata (nessuna presenza rosa). Il gap più ampio tra la presenza rosa in giunta e in consiglio si riscontra in Calabria, dove la quota delle donne in giunta (43%) è 14 volte superiore a quella del consiglio (3%).

I sindaco donne sono appena il 14% del totale e nessuna di loro amministra città di più di 300mila abitanti. Quantomeno la maggioranza degli assessori è rosa. A Roma, su 15 municipi, estesi quanto una città di medie dimensioni (tra i 200 e i 300 mila abitanti), solo tre sono amministrati da donne.

Per favorire politiche più vicine alla famiglia, la natalità, per il lavoro, occorre una politica che pensi e agisca come una DONNA.

“In tre anni – ha rilevato l’osservatorio Open Polis  – le amministratrici comunali sono aumentate del 39%, anche per merito della legge 215/2012 sull’equilibrio di genere nelle istituzioni locali”. I sindaci, però, sono uomini nell’86 per cento dei casi.

Per questo è importante non perdere nuovamente questa occasione e, come 70 anni fa, dobbiamo con slancio votare da donne per le donne, perché in ogni consiglio comunale si possa avere voce in capitolo e non ci siano più scusanti alla giunta paritaria che le donne non sono state elette perché prive di consenso.

Troverete l’ Associazioni Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria e DonneinQuota a vostra disposizione, con un gazebo fisso in una zona centrale della città, per spiegare a donne e uomini come votare con la doppia preferenza, oltre a dare a tutte le candidate la possibilità di auto promuoversi.

Buzzoole

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