La violenza ha tante forme. Verbale, fisica, psicologica. Ma la violenza intesa come metodo educativo direi che è di per se un ossimoro. Certo, periodi emotivamente pesanti, lavoro, stress e i “capricci” possono mettere un genitore a dura prova. Ma non è mai comprensibile, né giustificabile la violenza, soprattutto quella fisica, verso i figli. Tantomeno se viene concepita come “metodo educativo” – diamo spazio a papà Paolo Ferraresi che ci ha inoltrato questa interessante riflessione in merito all‘articolo dove si annunciava dell’entrata in vigore del divieto contro le punizioni corporali dei bambini anche in famiglia.
Se un bimbo fa i “capricci” una ragione c’è sempre, il pianto è il modo più immediato per loro di denunciare un disagio, uno stato emotivo. Teniamo poi presente che per queste piccole persone è tutto nuovo! (che spettacolo).
Dovranno quindi conoscere aspetti anche poco piacevoli man mano che cresceranno, e verranno a conoscere stati emotivi poco piacevoli come la frustrazione, il dolore, la tristezza. Dovranno imparare a gestirli, noi genitori saremo chi principalmente insegnerà loro a gestire questi sentimenti, che ci piaccia o no.
La sculacciata, la sberla (che ha anche significato di offesa), o semplicemente l’urlo, servono a disorientare, a distogliere il piccolo dal problema che ha generato il “capriccio” e a creargli a un problema maggiore: il dolore, sia fisico che morale.
“Te le dò eh…?! Così almeno avrai qualcosa per cui piangere!” quante volte lo avete sentito? Si dà un taglio, si interrompe ogni forma di dialogo, si chiude il discorso, ci si preclude la possibilità di spiegare e di capire.
Si fa prima. Si perché spiegare implica tempo ed impegno.
Con questo gesto togliamo ai nostri figli la possibilità di imparare dalle nostre esperienze, li priviamo di un diritto. Anzi, qualcosa imparano: la violenza a loro volta, e che la violenza e l’intimidazione sono giusti mezzi per ottenere qualcosa.
“L’esempio non è la cosa che influisce di più sugli altri: è l’unica cosa che influisce sugli altri” diceva Albert Schweitzer, medico teologo e missionario della prima metà del secolo scorso.
Reputo sia giusto vietare per legge le punizioni corporali sui minori, soprattutto, se perpetrate dai genitori. La violenza domestica è tra le forme di violenza più subdole.
L’Italia? “L’Italia non ha ancora raggiunto pienamente il club dei Paesi che hanno scritto nelle proprie leggi il no assoluto alle punizioni corporali. Nei fatti il divieto esiste ed è garantito da una sentenza della Corte Costituzionale del 1996 che decise contro la sculacciata ma non è ancora seguita una legge.” Nel mondo? “49 Paesi nel mondo – 29 su 47 dei Paesi membri del Consiglio d’Europa – che hanno già vietato totalmente le punizioni corporali sui bambini, cioè le sculacciate.
Anche quelle dei genitori. Vietata non solo la violenza domestica che ancora esiste nelle famiglie, ma anche quando si perde la pazienza di fronte ad un capriccio anche prolungato usare le mani contro i propri figli.” Fonte Corriere.it
Come una sera a cena mi disse un caro amico, recente genitore pure lui: “Possiamo dare ai figli ciò che non abbiamo?” – Parliamo ai nostri figli, capiranno sempre, anche più di quanto ci aspettiamo, diventeremo per loro persone autorevoli e non autoritarie.
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E se mio figlio, per primo, mi picchia, quando vuole assolutamente qualcosa??
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Basta non dargliela. Non cedere, mai e in nessun caso. Fermi e irremovibili. E con aplombe inglese “fin che farai così non otterrai ciò che vuoi, chiedimelo cortesemente”. Quando cambierà modo di chiedere allora capirà che picchiarti non serve a ottenere le cose
Potrebbe durare ore (a me è successo) e sarà dura le prime volte, ma poi si smorzerà la cosa fino a sparire.
è una opinione da genitore eh, mica da esperto
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Stra-concordo con il tuo articolo soprattutto quando dici” Con questo gesto togliamo ai nostri figli la possibilità di imparare dalle nostre esperienze, li priviamo di un diritto. Anzi, qualcosa imparano: la violenza a loro volta, e che la violenza e l’intimidazione sono giusti mezzi per ottenere qualcosa”
Spesso come genitori scegliamo la via più semplice,ma che altrettanto spesso lo è per noi ma non è educativa per i nostri figli..
Ciao
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Sono d’accordissimo con ciò che scrivete ma la mia bimba ha 21 mesi,ovvio che non la picchio ne’ é mia intenzione farlo in futuro ma vorrei dei consigli. Io non perdo mai la pazienza ne quando piange , né quando si lamenta incessantemente per un capriccio,nè quando fa le bricconate,cerco sempre di distrarla con altro e non farla piangere o di spiegarle le cose ma quando da un pizzico ad un altro bimbo o fa solo il gesto di dare uno schiaffo non so come rimproverarla affinché non lo faccia più.eppure in casa non sono mai state alzate le mani ma neanche la voce,non vede cartoni violenti,eppure anche se di rado capita. Come agire,cosa dire? Come faccio a farle capire che quando stiamo in compagnia se la richiamo , senza urlare ne menarla,deve smettere di fare ciò che sta facendo senza troppo storie poi semmai ne parliamo al ritorno a casa.
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Sono d’accordo.
Faccio un esempio che mi è successo stamattina: mia figlia si mette davanti alla televisione (e con “davanti” intendo attaccata). Le dico che è troppo vicina, che le faranno male gli occhi. Come se non avessi detto nulla. Glielo ripeto, alzando un pochino la voce. Niente, anzi, la tocca anche con le mani.. Mi viene anche da “minacciarla”: guarda che la spengo.. Alla fine la prendo e la sposto. Stavolta non è tornata. Ma altre volte sì. Come si fa a spiegare se non ascolta?
Questo è solo un esempio, ovviamente ci sono diverse situazioni che spesso non so come affrontare..
Quando lancia le cose. Come faccio a farle capire che si rompono, che possono far male a qualcuno? Visto che con le parole non è sufficiente?
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Io lavoro in asilo, ti do un consiglio semplice: previeni il problema. L’ideale è usare un gessetto o un pezzo si scotch con cui disegnare una linea o marcare il punto dietro cui vuoi che stia, poi la accompagni vicino la Tv e le spieghi (ancora prima di accenderla) che per vedere il suo cartone deve stare dietro la linea che hai tracciato a terra, aspetti che si sieda e poi accendi.
Ho notato che spiegare le regole in anticipo e chiarire al bambino cosa ci si aspetta che lui faccia è più semplice che intervenire quando ormai sta facendo qualcosa che non vuoi(magari semi-iponotizzata dalla Tv). Prova così = )
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Oggi, so che mi direte che sono una cattiva madre, ho sculacciato mia figlia, mi sento tremendamente in colpa, ma non ascolta, saltava sul divano, ho ripetuto e ripetuto e ripetuto che sul divano si sta seduti composti, figuriamoci in piedi e visto che non mi ascolta ha iniziato pure a saltare, non so quante volte l ho potuto ripete che è pericoloso, voce ferma, sguardo serio ma niente, distoglie lo sguardo e continua a fare quello che gli pare, dopo la sculacciata si è seduta ha pianto, ed è stata sul divano solo seduta, e quindi, mi devo sentire una cattiva madre??!! Per me no,e cmq dare una sculacciata non è la via più semplice, almeno per me.
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Eh eh io ho due bimbi piccoli e “ascoltarmi” è l’ultima cosa che fanno anzi forse non la fanno proprio…. sopratutto il più grande che ultimamente fa proprio il contrario di quello che dico!! è vero alle volte vuoi la stanchezza, vuoi la pazienza ormai finita, lo stress uno scappellotto scappa l’importante è non ricadere in questo errore… il più delle volte quando non mi ascoltano, io personalmente, li distraggo con un’altra cosa parlandoci e poi con calma torno sul punto visto che dopo qualche minuto dal capriccio sono più predisposti all’ascolto.
Un bacio
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si, idem ho il grande di tre e la piccola di 15 mesi, cerco di parlarci sempre, con il grande, infatti aspetto che finisca i suoi capricci…..ma lei non mi ascolta, assolutamente….boh…vedremo le ferie se la sfiniranno, a me di siruro 😉
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E’ difficile mantenere la calma quando un bimbo non vuole fare qualcosa, come quando cucini e lui si infila tra te e il piano cottura rischiando di farsi male. Ogni volta che alzo la voce con mia figlia perché deve fare di testa sua e non ascolta lei mi dice: “mamma ma tu mi vuoi bene?” e io le rispondo sì, per questo mi sono arrabbiata perché le voglio bene e rischia di farsi male.
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