Violenza assistita: BAMBINI INVISIBILI

Il CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento all’Infanzia, 1999) definisce la violenza assistita intrafamiliare “qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica compiuta su figura di riferimento o su altre figure significative, adulte o 
minori; di tale violenza il bambino può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo
 
campo percettivo), indirettamente (quando è a conoscenza della violenza) e/o percependone gli
 
effetti”. 

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La violenza assistita sui minori è una forma di violenza domestica che si realizza nel caso in cui il minore è obbligato, suo malgrado,  ad assistere a ripetute scene di violenza sia fisica che verbale tra i genitori o, comunque, tra soggetti a lui legati affettivamente, che siano adulti o minori.
La violenza assistita, è una vera e propria forma di  maltrattamento psicologico, che il più delle volte è sottovalutato o addirittura ignorato,  che riverbera i suoi effetti sul minore a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale.

I genitori sono i primi a sottovalutare i danni delle sopraffazioni a cui la prole assiste. Molte madri picchiate quando vengono  sentite rispetto alla   possibile percezione che possono avere i figli  relativamente agli eventi conflittuali e maltrattanti, tendono difensivamente a rispondere che i bambini non sono presenti durante i litigi, o non avvertono nulla perché dormono,  sostengono che sono tranquilli perché tenuti al di fuori dalle relazioni conflittuali adulte. E PURTROPPO NON E’ COSI’…

Secondo i risultati di uno studio del 2011 del progetto Daphne, si stima che questo tipo di violenza colpisca, solo in Italia, oltre 400mila minori, e secondo una ricerca Cismai-Terre des Hommes del 2013 le vittime prese in carico sono 16 su 1000.

I segni del dolore e della sofferenza sono meno evidenti e clamorosi ma non per questo non ci sono. E sono profondi e duraturi, impressi dall’aver assistito direttamente o indirettamente alla violenza sulle proprie madri. (Save the Children).

Le situazioni in cui il minore può trovarsi sono molteplici e diverse fra loro: può assistere ad un padre o una madre che maltratta l’altro genitore fisicamente e/o verbalmente (insulti, frasi che sminuiscono, critiche continue al fine di umiliare); può trovarsi ad osservare maltrattamenti nei confronti di fratelli e/o sorelle o anche animali domestici (o viceversa: fratelli e/o sorelle che maltrattano altri componenti della famiglia); può non assistere direttamente, ma osservare le conseguenze della violenza (segni visibili su uno dei genitori, generalmente la figura materna, o un su un fratello e/o una sorella, o altri componenti, mobili e oggetti rotti, componenti familiari depressi, nervosi, stressati, ansiosi, impauriti); può sentire provenire da stanze adiacenti o distanti urla o rumori forti.

Il minore potrà trovarsi in uno stato di confusione, di allerta, di paura, perché, molto spesso, nessuno gli darà spiegazioni dell’accaduto, delle sensazioni, dell’atmosfera che si vive in casa.

Il pericolo maggiore è che il bambino o la bambina comincino a crearsi spiegazioni interne immaginarie, catastrofiche e autocolpevolizzanti e a reagire in modo disorganizzato e disfunzionale agli stimoli esterni.

Le conseguenze principali a cui si può assistere sono di tipo:

  • Comportamentale (aggressività, crudeltà verso gli animali, eccessi di collera, acting out, immaturità, difficoltà o fatica a recarsi a scuola, atti delinquenziali, bullismo, disordini da deficit d’attenzione e iperattività);

  • Emotivo (ansia, rabbia, depressione, ritiro, mancanza d’autostima);
  • Sociale (basse abilità sociali, rifiuto dei pari, incapacità o difficoltà ad empatizzare con gli altri;
  • Cognitivo (povertà di linguaggio o difficoltà a parlare, ritardi nello sviluppo, difficoltà di apprendimento)
  • Fisiologico (ritardo di crescita, disturbi del sonno, disturbi alimentari, comportamenti regressivi, scarsa coordinazione motoria, sintomi psicosomatici come eczema ed enuresi notturna)

Spesso i sintomi si sovrappongono, si alternano, emergono e recedono in base ad alcuni fattori individuali e di gestione a fasi alternate della situazione familiare.

Capita che queste manifestazioni, inoltre, vengano sottovalutate o attribuite ad altre motivazioni.

E’ importante, tuttavia, intercettare le situazioni critiche il prima possibile e intervenire, seguendo criteri e linee guida condivise.

“Nel caso in cui si sospettasse la presenza di violenze familiari, è responsabilità di ciascuna/o fare riferimento ai servizi sociali e/o alle autorità competenti (polizia, carabinieri) o, nel caso in cui ci si trovasse in difficoltà, rivolgersi al numero verde antiviolenza 1522 o ad associazioni, sportelli, centri presenti sul territorio, i quali daranno indicazioni utili e seguiranno nel percorso di segnalazione e/o di presa in carico della situazione, che vedrà lo strutturarsi di un percorso legale e psicologico atto a risolvere o diminuire i danni provocati da questo tipo di violenze.”  Dott.ssa Simona Adelaide Martini Psicologa-Psicoterapeuta


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