Favorire lo sviluppo delle competenze emozionali e relazionali nei bambini è essenziale per una precoce promozione del benessere, che aiuti i soggetti in età evolutiva a raggiungere una maggior consapevolezza delle proprie risorse e capacità. Su TSMMama affrontiamo questo delicato argomento con la psicologa Elena Tanzi.
Questo favorisce il riconoscimento e la corretta gestione delle emozioni, incrementando le competenze relazionali e sociali, essenziali nel determinare il benessere globale della persona.
Dare spazio all’emozione, lasciando che faccia il suo corso, non stabilisce delle priorità, non tiene conto della situazione e degli ostacoli, ma APPROPRIARSI delle emozioni, saperle regolare, garantisce, invece, di ottenere uno scopo, di raggiungere un fine.
Provare un’emozione quindi, permette all’individuo di iniziare a compiere un’azione e saperla gestire , garantisce l’ adattamento all’ambiente con l’interiorizzazione di una strategia da utilizzare in una situazione simile nel futuro.
L’ambiente in cui viviamo, il contesto e le persone che usiamo come riferimento, aiutano a dare significato a certe emozioni, incoraggiandone alcune e altre meno.
Infatti, il ruolo dell’adulto è fondamentale, perché il rapporto madre-bambino è il contesto primario dove poter apprendere la regolazione delle emozioni.
All’interno della relazione, vi è un adattamento continuo alle richieste dei due partners, come la direzione dello sguardo, la postura, la mimica e i vocalizzi. Grazie all’interazione faccia a faccia, si viene a costituire il primo “laboratorio esperienziale” di regolazione delle emozioni, in cui madre e bambino co-costruiscono un insieme di significati negli e tra gli individui.
Il ruolo dell’adulto nella prima infanzia , è quello di fornire modello: un bambino piccolo non conosce il modo giusto di esprimersi o di regolare le emozioni come la rabbia, la tristezza, la felicità, ma, è in base a come l’adulto accoglie, modifica, gestisce e restituisce le emozioni, che il bambino potrà interiorizzarle e utilizzarle nella maniera opportuna.
Infatti i bambini che meglio regolano le emozioni, hanno migliori capacità di socializzazione perché riconoscendo le emozioni , avranno delle risorse in più per affrontare gli altri e tutte le dinamiche relazionali positive o conflittuali nelle quali interagiscono e saranno in grado di comprendere le emozioni altrui, le loro aspettative e le regole del contesto.
Durante lo sviluppo, una forte componente cognitiva influenza le emozioni, c’è un vero e proprio incremento e ampliamento della gamma , appaiono emozioni più complesse come la vergogna, il senso di colpa, dovute al peso sempre crescente di nuove figure affettivamente coinvolte, come le insegnanti, i compagni di gioco, l’allenatore sportivo.
Durante l’adolescenza la regolazione delle emozioni si integra nelle relazioni con gli altri,dal momento che vi è una maggiore consapevolezza del linguaggio, della comunicazione non verbale, un maggior investimento nel rapporto con i pari e nelle prime relazioni sentimentali.
In ogni fase della vita, quindi, dare un significato alle emozioni è un fattore di sostegno e di protezione per una maggiore consapevolezza di sè e degli altri.
Concludendo, oggi il concetto di “salute” è concepito nella sua multicomponenzialità, infatti si parla di una prospettiva bio-psico-sociale, che supera la concezione riduzionista e meccanicista del modello medico, focalizzato sulla sintomatologia di un disturbo o della cura di una malattia, ma evidenzia che le componenti psicologiche e sociali svolgono un ruolo fondamentale nella promozione del benessere, come la capacità di regolare le emozioni.
Qualsiasi emozione, anche quelle negative come la rabbia, la paura possono essere un’occasione di apprendimento per il soggetto in fase di sviluppo, in modo da prepararlo a mettere in atto azioni adeguate per fronteggiare eventi minacciosi o che ostacolano la soddisfazione dei suoi bisogni.