“Estate 2016: Sei genitore, quindi avrai sempre un motivo per lamentarti.
Anche quando ti rendi conto che in realtà un vero motivo non c’è, perché non riesci a ricordarti i tuoi due anni. Sono troppo lontani, davvero troppo. Soffocati da decenni di vita.” – a inviarci questa bellissima riflessione è mamma Chiara Cat che, con piacere, pubblichiamo.
“Alice e Francesco sono stati “grandi”. Hanno fatto un percorso di ghiaia in mezzo ai boschi, a piedi, in salita, senza quasi fiatare. Hanno immaginato che ogni buco tra le rocce fosse la tana di qualche animale. Prima del lupo, poi dell’orso, poi ancora della volpe.
Tra quei silenzi, quei giochi di luce, quella ricchezza di foglie, la loro immaginazione si faceva fertile. Si chiamava “il sentiero del mistero” e poi ho capito perché. Perché sai quando parti, ma non sai quando cacchio arrivi!
Con i loro piedi piccoli hanno percorso km come noi grandi, un po’ stando loro al nostro passo, un po’ adattandoci noi, per più di un’ora.
Eppure… eppure quando Alice ha ceduto, l’ultimo tratto di strada dicendo “mamma in braccio, sono stanca” ho avuto il coraggio di rimproverarla (sono pessima). Perché ero stanca anche io. Avevo la lingua che toccava terra e le formiche che ci facevano festa sopra in fila indiana. Ci avevano detto venti minuti cazzo. 20 fottuti minuti.
Doveva farcela, DOVEVA, perché non avevo più forze. Doveva farlo quell’ultimo tratto in salita, con o senza pianti. Lungo il percorso abbiamo distribuito bestemmie come fossero i sassolini di Hansel e Gretel.
Ma quanto idioti siamo alle volte? Due anni e mezzo. Dico… DUE ANNI E MEZZO.
Francesco ha perfino preso per mano il papà dicendo “ti aiuto io che sono forte”.
Eppure ci avevano raccontato che quel sentiero era facile, che c’era chi lo faceva col passeggino. Facile sto paio di mongolfiere. Facile parlare sei hai preso il furgoncino che ti porta sù e sei arrivato fresco come una rosa di maggio appena bagnata dalla rugiada. Sì perché c’era anche quel servizio, ma ci avevano detto che era facile quindi… perché non camminare un po’? Porco diavolo.
Alice e Francesco sono bravi. Devo ricordarmelo: sono bravi.
In qualche modo siamo arrivati su’. Finalmente, come nelle migliori favole, dopo l’intrecciarsi di alberi, la luce. Un paradiso terrestre. Una distesa di verde, una valle incantata, la salvezza.
Un pranzo piacevole, rilassante, quasi perfetto.
E poi? Poi l’ora del ritorno… e il tuo pensiero che va subito ai bambini.
Francesco, con un attacco di logorrea dalla partenza all’arrivo ci ha salvati da un destino fatto di schiene spezzate e fiato corto. Alice invece no. L’abbiamo persa dopo il primo tratto. Il suo “in braccio” si è concluso con il suo visino sulla spalla di papà e gli occhi chiusi in un sonno profondo e senza pensieri. Bellissima, nella sua serenità ritrovata.
Arrivati giù l’abbiamo stesa sull’erba, era poesia. Dopo cinque minuti qualche goccia sulle guance di Alice. Eppure lei continuava a dormire. Ha iniziato a piovere.
Abbiamo dovuto cedere, prenderla in braccio e ripartire. Vai a quel paese tu e i tuoi venti minuti facili!”