Quanto puo’ essere grande e infinito l’amore di una mamma? Quanto può essere enorme il senso di prendersi cura dei propri figli prima di sé stesse? Quante rinunce siamo disposte ad affrontare per il bene dei nostri piccoli? Tutto questo l’ho letto racchiuso nelle parole di mamma Arianna Pontecorvo, dove la voglia di donare, di potercela fare nonostante le difficoltà superano di gran lunga le aspettative di una malattia che spesso non lascia spazio alla speranza di una vita normale… Io sono sincera, non potrei immaginare una mamma migliore dove la presenza, il supporto, il sostegno e il coraggio sono palpabili, reali, dove ogni giorno insieme si percorre un pezzettino di strada, dove ogni piccolo traguardo è una festa per entrambi… a te dico GRAZIE, per questo tuo racconto che ci dimostra ancora una volta che spesso ci lamentiamo per cose futili.
Essere Mamma, che bella parola. Tutte lo siamo ma, spesso, non realizziamo che racchiude tante sfumature. Mettere al mondo un figlio significa prendersi cura di lui, aiutarlo a realizzarsi, far fuoriuscire le sue potenzialità, accompagnarlo nel cammino della vita, credere in lui, creare giorno per giorno un rapporto di amore e fiducia…
Non lamentiamoci se un domani i nostri figli non avranno nulla da chiederci, non sentiranno la nostra mancanza, non proveranno un sentimento forte, proviamo a guardarci dentro perché l’amore non è un diritto ma un emozione che deve essere coltivata.
“Oggi se me lo permettete vorrei raccontarvi senza ridere cosa vuol dire vivere con un bambino con disabilita’ e cosa succede quando diventa grande..
Da subito mi accorgo che mio figlio e’ particolare , a tre anni dietro “denuncia” agli assistenti sociali a scuola mi arriva un foglio e mi dicono di portare il bambino… non so’ e non capisco nulla , iniziano gli accertamenti su di lui e su di me, mio marito diventa ex e a mio figlio diagnosticano una forma di autismo (sempre con nomi sbagliati quella esatta sara’ a 16 anni asperger), prima nessuna diagnosi esatta solo “probabili cause” , il chissa’ e il faccia lei, nessuno ti aiuta, lo porti dallo psicologo dal neurologo, a fare i test intellettivi e intanto a scuola viene emarginato, niente compleanni feste amici etc etc..
Intanto la tua vita cambia: tuo figlio e’ “diverso” ma per tutti la strana sei tu che ti inventi “malattie, che lo emargini e che non lo fai stare con gli altri” autismo ma che significa? non lo sai , e chi lo cura ti dice ,signora sono tutti casi diversi , studi suo figlio e lo aiuti a risolvere i suoi problemi, poi viene da me ed analizziamo quelle cose che proprio non riesce a gestire da sola…
A quel punto prendo la liquidazione dal mio lavoro e mi apro un negozio (cosi’ posso portarlo da me) e inizio la mia avventura, io e lui da soli, non fa’ la doccia se non di forza ed urlando, non parla con gli altri, non ride, non ti guarda, non ti abbraccia, ha paura di tutto , difficile stia in una stanza da solo, urla spesso, la notte non dorme, se ha delle difficolta’ forti si butta per terra e da’ le testate fino a farsi male, non mangia le cose composte nel piatto , non sopporta gli odori forti, i rumori lo fanno scattare come una molla, si isola (per gli altri la colpa del suo disagio sei sempre tu che lo hai portato poco al parco e lo hai fatto socializzare poco nessuno pero’ ti chiede some puo’ aiutarti , tutti sono presi con le loro famiglie, i loro bambini le loro cose)…
Non riconosce i colori, si rifiuta di prendere una penna e scrivere, ma vuole che qualcuno legga per lui e se tu leggi lui ripete tutto a macchinetta… e allora dici ok cosa dico alla psicologa come prima cosa? cosa deve fare ? e poi arrivavi da lei che guardandoti ti diceva… “trova dei metodi Arianna e fallo giocando, altrimenti lui mettera’ muro e non potrai fare più nulla”…
Lui cresce ed io capisco che siamo soli ,ma che da soli abbiamo imparato a fare tante cose, e cosi’ l’ alfabeto si canta, ci si veste con il timer della macchina del gas che ci da’ il tempo, la doccia si fa’ vestiti, i capelli si lavano con la cuffia magica…nel frattempo ho inventato il cerotto magico (semplice da farmacia) che arriva a casa nostra e cura tutte le patologie.. cresce un dente fa’ male si mette sulla bocca, inizio a portarlo per musei e lui ripete tutto, ma in compenso se gli fanno vedere la foto di un elefante senza orecchie non se ne accorge, allo zoo non ama nessun animale ma scruta un gatto come se non lo avesse mai visto, e al parco noi studiamo le formiche…
La scuola ? Siamo dei mostri peccato che non giochi con nessuno, non parli ed e’ sempre solo e spesso piange perché non si sente adeguato… alle medie peggio, bullismo, ora che lui e’ un genio e viene deriso e additato come lo “strano” …
Ma in tutto questo Arianna che faceva? Ero occupata a trovare strategie per farlo sorridere, per non farlo sentire solo, per fare cio’ che fanno gli altri senza essere additato e cosi’ ci perdiamo per roma per trovare l’orientamento , arriviamo a Firenze con il treno solo per capire che il treno e’ veloce ma non mette paura, la terapeuta aiuta me a non mollare io aiuto lei ad aiutare gli altri bambini…
Noi abbiamo imparato che le cose profumate non si mangiano, che le persone si guardano negli occhi
Abbiamo fatto un gioco bellissimo andare al centro di Roma e dare un energica stretta di mano a tutti e salutare i turisti.. abbiamo fatto la prova difficilissima di “abbracciare” i turisti per dar loro il benvenuto, (e neanche sul giornale siamo finiti) abbiamo giocato a saltare nei fossi dove c’era il fango per capire che ci si puo’ sporcare…
Tutte le volte che mi diceva io non vado e lo diceva piangendo “io lo portavo” tutte le volte che mi diceva non riesco io dicevo “lo faccio con te ” tutte le volte che a 15 anni mi ha detto ti odio tu non puoi costringermi ..l’ho costretto facendomi odiare, tutte le volte che la notte si e’ buttato per terra io stavo per terra con lui a piangere con lui , tutte le volte che mi ha detto quello mi picchia ed io ho detto saro’ dietro di te e non dovrai mai avere paura.. tutte le volte che mi ha detto mi prendono in giro ridendo ho detto “domani riderai tu” …
Mai ho lasciato perdere un solo giorno, ne quando ero stanca, quando volevo fare le mie cose, quando mi dicevano stai combattendo contro i mulini a vento (quando la neurologa mi dice signora inutile che cerca rimedi lei suo figlio se le deve tenere cosi)
E cio’ che per gli altri ragazzi e’ normalita’ per mio figlio la vita e’ stare da solo, studiare, andare in giro per musei , lui ha forti attacchi di panico ma adesso li gestisce, anche se gli prendono per la strada o a scuola, lui ha paura a fare anche una visita oculistica al punto che io devo entrare con lui e fare l’indifferente perché non voglio che si vergogni, lui che soffre di claustrofobia e quindi anche andare in un camerino a provare un paio di pantaloni e’ difficile, e quindi io invento storie per non farcelo pensare, lui che veste sempre allo stesso modo ma che ora si vede bello anche se porta gli occhiali.
Lui che ora affronterà’ una maturità proprio come gli altri e lo dovrà fare da solo, con il sorriso e affrontando guardando negli occhi la commissione (ma io saro’ con lui dietro alle spalle senza mai lasciarlo solo perché con quel diploma noi andremo all’università)
Io che compro la bicicletta e vado con lui a fare passeggiate, che parlo con lui tutte le sere di politica e di storia, che non dormo se lui strilla, che mi metto vicino a lui sul letto e lo guardo dormire pensando che e’ un grande “guerriero”, io che non lo faccio esiliare, io che lo porto alla gita dei tre giorni e sapendo che lui non dormirà mai con i compagni perché sa’ che grida la notte e potrebbe peggiorare la situazione , lo porto in gita lui va ci compagni io attendo che tutti vadano a letto ed in accordo con i prof lo porto via, (i compagni sanno che lui ha una camera per lui ) e la mattina alle 5 lo riporto in modo che i suoi amici non capiscano nulla e lui non faccia cavolate da farlo sembrare pazzo agli occhi della gente … io che lo porto a “ballare” con gli amici ma lui non entrerebbe mai se saprebbe di essere solo e allora insieme al mio compagno ci nascondiamo fuori e attendiamo che lui esca per riportarlo a casa…
Vi ho raccontato tutto questo solo per dire che non sempre si fanno le cose per scelta, che spesso si pensa lascio stare sono stanca lo correggo domani, che delle volte la vita non ti aiuta , che le scelte difficili ci sono e vanno affrontate anche quando sembrano insormontabili….” A tutte le mamme che oggi devono prendere delle decisioni, brutte, forti … fate sempre cio’ che e’ bene per loro e saprete di aver fatto il giusto…
Grazie mamma Arianna per il tuo racconto e colgo l’occasione per inviarvi i nostri migliori auguri affinché tutti i vostri obiettivi possano essere realizzati!
ti ringrazio per aver raccontato la nostra storia… che sia da esempio per molte mamme…
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Grazie a te Arianna!
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